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Memorandum sulla situazione dei Kurdi


Auteur :
Éditeur : Kurdish Delegation Date & Lieu : 1949-01-01, Roma
Préface : Pages : 23
Traduction : ISBN :
Langue : ItalienFormat : 149x209 mm
Code FIKP : Br. Ita. 1705Thème : Politique

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Memorandum sulla situazione dei Kurdi


Memorandum sulla situazione dei Kurdi e Loro Rivendicazioni

Tra il numero degli importantissimi problemi che rimangono insoluti sul medio Oriente, la questione Kurda è una delle più tragiche.

Occorre, innanzi tutto, correggere l'idea arbitraria e sommaria che si è creata in molti paesi, per quel che gli conviene, del popolo Kurdo. C'è la tendenza a considerarlo isolatamente, disorganicamente, privo di forza progressiva, composto cioè da tribù montane, primitive, nomadi, turbolente.

La parola « tribù » che gli si atribuisce, in questo ezeò è una parola straniera. Essa non esiste nella lingua Kurda, il Kurdistan comprende città, paesi e agglomerati, i cui abitanti e Membri, pur tenuti secondo le religioni, ad alcuni spostamenti stagionali per le cure dell'allevamento, sono fortemente attaccati alla loro terra e l'adorano, e praticano nella loro varietà tutti i costumi sedentari, come un popolo stabile, preoccupati della vita civica organizata, del progresso, della responsabilità sociale, del perfezionamento dello spirito. Ecco qualche testimonianza:

Il maggiore « Soane » in « To Mesopotania and Kurdistan in Disguise » dice (pag. 389-399): «A giudicarlo come rappresentante del tipo umano il Kurdo è probabilmente insuperabile. I Kurdi sembrano ciò che essi sono: I Medi di oggi, degni, per poco che si riuniscano, di ridivenire una grande nazione militare la cui natura austera e forte potrebbe tenere in rispetto i popoli più mediocri fra i quali essi vivono ». «Se noi riscontriamo nel carattere Kurdo dei tratti, ebe secondo il giudizio degli occidentali, sono considerati delle virtù, il eredito ritor na ad una disposizione naturale e fondamentale: lealtà, rispetto della. Parola data, affezione generosa per i vicini, contegno degnissimo nei riguardi della donna, senso letterario e amore della poesia; desiderio generoso di sacrificarsi per il proprio agglomerata ed una bella fierezza della loro nazione e del loro paese ». (394-395)...


Memorandum sulla situazione dei Kurdi e Loro Rivendicazioni

Tra il numero degli importantissimi problemi che rimangono insoluti sul medio Oriente, la questione Kurda è una delle più tragiche.

Occorre, innanzi tutto, correggere l'idea arbitraria e sommaria che si è creata in molti paesi, per quel che gli conviene, del popolo Kurdo. C'è la tendenza a considerarlo isolatamente, disorganicamente, privo di forza progressiva, composto cioè da tribù montane, primitive, nomadi, turbolente.

La parola « tribù » che gli si atribuisce, in questo ezeò è una parola straniera. Essa non esiste nella lingua Kurda, il Kurdistan comprende città, paesi e agglomerati, i cui abitanti e Membri, pur tenuti secondo le religioni, ad alcuni spostamenti stagionali per le cure dell'allevamento, sono fortemente attaccati alla loro terra e l'adorano, e praticano nella loro varietà tutti i costumi sedentari, come un popolo stabile, preoccupati della vita civica organizata, del progresso, della responsabilità sociale, del perfezionamento dello spirito. Ecco qualche testimonianza:

Il maggiore « Soane » in « To Mesopotania and Kurdistan in Disguise » dice (pag. 389-399): «A giudicarlo come rappresentante del tipo umano il Kurdo è probabilmente insuperabile. I Kurdi sembrano ciò che essi sono: I Medi di oggi, degni, per poco che si riuniscano, di ridivenire una grande nazione militare la cui natura austera e forte potrebbe tenere in rispetto i popoli più mediocri fra i quali essi vivono ». «Se noi riscontriamo nel carattere Kurdo dei tratti, ebe secondo il giudizio degli occidentali, sono considerati delle virtù, il eredito ritor na ad una disposizione naturale e fondamentale: lealtà, rispetto della. Parola data, affezione generosa per i vicini, contegno degnissimo nei riguardi della donna, senso letterario e amore della poesia; desiderio generoso di sacrificarsi per il proprio agglomerata ed una bella fierezza della loro nazione e del loro paese ». (394-395).

Martin Hartmann scrive nel « Fünf Vorträge über den Islam (Lipsia 1912): « Annoverando i Kurdi fra i popoli suscettibili di essere guadagnati alla cultura europea, io mi rendo ben conto che urterei contro una forte opposizione. Pur tuttavia, iutte le relazioni di viaggiatori, concordano nel fare risaltare, sotto la loro rude scorza, un mondo di sentimenti delicati e profondi. Numerose testimonianze provano che essi sono dotati di una intelligenza naturale, di una facoltà di assimiliazione rapida e di un retto giudizio ».

« Se un giorno questa Nazione troverà la sua vera guida, essa me raviglerà il mondo per la sua forza e per l'energia di cui essa darà prova per adattarsi alla situazione mondiale ».

Uno dei Kurdistani, il più colto, Basile Nikitine, scrive: « A differenza delle. altre comunità mussulmane, la donna Kurda gode di una grande libertà nella sua qualità di padrona di casa (Bani)...»




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