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I Curdi nella storia


Auteur :
Éditeur : Vecchio Faggio Date & Lieu : 1990-01-01, Chieti
Préface : MultimediaPages : 352
Traduction : ISBN : 88-7113-050-2
Langue : ItalienFormat : 145x210 mm
Code FIKP : Liv. Ita. 2130Thème : Histoire

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I Curdi nella storia

I curdi nella storia

Tra i grandi problemi del Medio Oriente, il meno conosciuto è senza dubbio quello del popolo curdo, che molti orientalisti trascurano o ignorano. Forse è dovuto al fatto che si tratta di un problema "cerniera" dei mondi slavo, turco, arabo e persiano, e che per questo appare secondario agli specialisti in questi settori.

Il lettore interessato dispone di un certo numero di documenti (articoli o opere) che trattano un aspetto particolare (geografico, storico, sociologico, linguistico) concernente l'una o l'altra regione del Kurdistan, ma trova pochi studi generali su questo soggetto.

I curdi nella storia di Mirella Galletti viene a proposito per colmare questo vuoto.


PREMESSA

Un proverbio arabo sostiene che nel mondo vi sono tre cala- mità: le locuste, i topi e i curdi. Il "problema curdo" costituisce un dilemma cruciale per la stabilità del Vicino e Medio Oriente. In tale questione si fondono e compenetrano tre problematiche attuali: il diritto all'esistenza, quello all'autodeterminazione del popolo curdo, e la presenza del petrolio nel Kurdistan. Presenza che determina una politica volta a relegare i curdi a un ruolo subalterno.

Le circostanze internazionali e locali non hanno permesso al popolo curdo di costituirsi in Stato: a tale proposito le sue vicen- de vengono comparate a quelle dei popoli armeno ed ebraico. Inoltre la spartizione del Kurdistan richiama quella della Polonia nel XVIII secolo.

I curdi da oltre 70 anni lottano per il riconoscimento dei loro diritti e delle loro aspirazioni nazionali. Questa continuità storica è anche la migliore dimostrazione della infondatezza della tesi sostenuta da alcuni regimi mediorientali, secondo cui la questio- ne curda non sarebbe altro che un'invenzione giornalistica o un problema indotto dall'ottica imperialista.

Dalla fine della 12 guerra mondiale, quando le potenze occi- dentali attuarono la divisione del Kurdistan tra Turchia, Iraq e Siria mentre l'area curda in Iran restava entro i confini di questo Stato, il popolo curdo oppone una strenua resistenza all'emargi- nazione politica, economica, sociale e culturale a cui è sottoposto dai regimi di questi paesi, e al tentativo di etnocidio perpetrato dalla Turchia di Atatiirk e dall'Iraq bathista. Questa zona imper- via e quasi sconosciuta è teatro di operazioni di guerra in cui viene impiegato ogni mezzo per stroncare la resistenza curda, comprese armi chimiche e deportazioni.

L'aspirazione dei curdi all'indipendenza viene strumentaliz- zata dalle potenze imperialiste e sub-regionali, che hanno fatto del Kurdistan un terreno di scontro a "rischio calcolato", in cui intervenire, misurarsi e ritirarsi al momento opportuno. Infatti i curdi sono relegati a un ruolo di protagonisti di un movimento di liberazione nazionale che non ha reali possibilità di successo fino a quando sarà sottoposto al ricatto e alle pressioni internazionali.

La coscienza nazionale corda ha un diverso grado di omogeneità e di maturità nei quattro paesi in cui questo popolo vive. Tale divisione ha determinato un diverso grado di evoluzione del movimento nazionale curdo, in quanto le esperienze specifiche e i percorsi diversi di ogni Stato hanno isolato i curdi. Ragione per cui, malgrado la contiguità territoriale, le lotte sono state generalmente condotte senza una strategia complessiva. Le uniche eccezioni sono rappresentate dalla repubblica di Mahabad in Iran nel 1946 e dalle lotte curde in Iraq sotto la guida di Molla Mustafa Barzani dal 1961 al 1975.
Talora il problema curdo viene sentito riduttivamente come mancato riconoscimento dei diritti delle minoranze. Questa tesi risponde solo parzialmente alla realtà in quanto Turchia, Iran, Iraq e Siria sono Stati in cui le minoranze etniche e religiose costituiscono elementi caratterizzanti della popolazione complessiva. Ma i curdi costituiscono un problema ben più ampio perché hanno una coscienza nazionale e chiedono il riconoscimento dei propri diritti politici, economici, sociali e culturali in quanto gruppo etnico diverso da quello egemone. A queste richieste si oppongono i regimi coinvolti perché il riconoscimento dei diritti del popolo curdo porrebbe le basi per le rivendicazioni delle altre minoranze, disgregando quindi la struttura centralizzata dello Stato.

Le ragioni del rifiuto sono soprattutto da ricercarsi nella ricchezza del sottosuolo del Kurdistan, che costituisce la struttura portante delle economie di Turchia, Iran, Iraq e Siria. Questi Stati, riconoscendo la legittimità dei diritti del Popolo curdo, vedrebbero inficiato e compromesso lo sfruttamento delle risorse petrolifere, minerarie e agricole, e perderebbero il monopolio mantenuto fino ad ora.

Per conservare la supremazia le classi dominanti attuano una rigida politica di decurdizzazione che, nel breve come nel lungo periodo, è sempre stata fallimentare. Di questo fallimento hanno dovuto prendere atto Atatiirk e il suo tentativo di turchizzare il Kurdistan turco, lo scià Reza Pahlavi nel persianizzare l'area cur- da di Kermanshah, i Ba'th iracheno e siriano nell'arabizzare il Kurdistan di Iraq e Siria.

Non si può continuare a relegare 25 milioni di curdi a un ruolo di eterna minoranza, quando rappresentano un popolo che dal punto di vista numerico è il quarto del Vicino e Medio Orien- te, dopo arabi, persiani, turchi. Probabilmente l'etnia più numero- sa che, a livello mondiale, non abbia ancora costituito un proprio Stato. Un popolo che ha una unità etnica, culturale e sociale temprata nei millenni e che da oltre un secolo e mezzo con ricor- renti lotte, rivolte e battaglie persegue il raggiungimento dell'u- nificazione politica per entrare nel novero delle nazioni.

Tutta l'area curda, in Turchia, Iran, Iraq e Siria, è in ebollizio- ne con punte di esplosioni violente, come dimostrano gli ultimi avvenimenti in Iraq, trascurati dalla stampa e dall'opinione pub- blica internazionale.

La mancata soluzione, seppur limitata e parziale, del "proble- ma curdo" ripropone in tutta la sua drammatica dimensione uno dei nodi irrisolti del "problema d'Oriente", problema che sembra- va avviato a soluzione dopo la disfatta e la spartizione dell'impe- ro ottomano.



PREFAZIONE

Tra i grandi problemi del Medio Oriente, il meno conosciuto è senza dubbio quello del popolo curdo, che molti orientalisti trascurano o ignorano. Forse è dovuto al fatto che si tratta di un problema "cerniera" dei mondi slavo, turco, arabo e persiano, e che per questo appare secondario agli specialisti in questi settori. Il lettore interessato dispone di un certo numero di documenti - articoli o opere - che trattano un aspetto particolare - geografico, storico, sociologico, linguistico - concernente l'una o l'altra regione del Kurdistan, ma trova pochi studi generali su questo soggetto. I curdi nella storia di Mirella Galletti viene a proposito per colmare questo vuoto.

Strano destino quello del popolo curdo.

Questo popolo vive, dalla notte dei tempi, su un territorio montagnoso, un blocco a forma di mezzaluna situato ai confini settentrionali del mondo arabo-musulmano, che i geografi, gli specialisti ed i curdi chiamano "Kurdistan". Perché non ha uno statuto legale? Perchè questo paese, la cui superficie rappresenta una volta e mezza quella dell'Italia, e malgrado la volontà dei suoi abitanti non è riconosciuto sul piano diplomatico?

Perché l'élite intellettuale curda, sebbene cosciente e fiera di possedere una cultura specifica, per secoli si è espressa in persia- no ed in arabo, la lingua dei conquistatori? Se i primi capolavori della letteratura curda rivelano una maturità d'espressione che indica un lungo passato, perchè la letteratura curda è così poco conosciuta?

Perché il curdo, la lingua dei curdi, che appartiene al gruppo occidentale delle lingue irano-ariane della grande famiglia in- doeuropea, è vietato in Turchia ed in Siria?

Mentre i suoi potenti vicini - soprattutto ottomani e safavidi- si spartivano il suo territorio, perché il popolo curdo non è giun- to a superare la tappa essenziale per l'unificazione e la costituzione di uno Stato indipendente?

Dall'inizio del XIX secolo, i curdi hanno preso progressivamente coscienza del fatto che per loro è impossibile conservare l'identità senza l'acquisizione di strutture autonome o indipendenti. La maggior parte dei popoli che formavano l'impero otto- mano hanno raggiunto l'indipendenza politica. Perché il popolo curdo, malgrado la sua importanza numerica, oltre venti milioni di anime, non è riuscito a formare uno Stato indipendente? Perché, dopo la prima guerra mondiale, è stato diviso tra cinque Stati? Perché i curdi rifiutano l'assimilazione alla quale li vogliono sottomettere questi Stati? Infine perché i curdi sono gli oppressi di popoli che a loro volta sono oppressi?

Mirella Galletti comincia a rispondere a queste gravi domande con il coraggio che la ispira la sua simpatia per il popolo curdo. Nessuno meglio di lei era in grado di farlo. La sua profonda conoscenza del problema curdo risale all'inizio degli anni 70. Discute, con lode, alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, una tesi dedicata a "La struttura politica e i valori culturali della società curda". Mirella Galletti, nelle sue ricerche, abbina il rigore scientifico di una studiosa affermata alle qualità di ricerca e di critica di una grande reporter che ha superato dure prove.

Le prime missioni nel Kurdistan di Mirella Galletti risalgono al 1973. E' uno dei rari curdologi che ha potuto recarsi in tutti i settori del Kurdistan: in Turchia, in Iran, in Iraq ed in Siria. Ha conosciuto nel Kurdistan ed in Europa i principali dirigenti del movimento nazionale curdo. Le sue informazioni non sono soltanto di prima mano ma provengono dalle fonti migliori.
Durante i suoi frequenti soggiorni a Baghdad, Mirella Galletti è stata in contatto con i più eminenti specialisti curdi d'Iraq. Ha ugualmente lavorato al dipartimento curdo dell'Accademia scientifica d'Iraq. La sua eccellente conoscenza delle lingue orientali le ha aperto le porte della ricca biblioteca di questa Accademia. Ha inoltre conosciuto letterati curdi a Sulaimaniya, a Sine/Sanandaj e a Mahabad nel Kurdistan d'Iran. Ha inoltre svolto atti vità di ricerca a Beirut ed al Cairo.

Membro dell'Istituto curdo di Parigi, è in contatto permanen- te con le numerose attività culturali che vi sono organizzate. Ha partecipato attivamente a Parigi ad un seminario sulla storia e civiltà dei curdi all'Institut National des Langues et Civilisations Orientales.

Mirella Galletti ama profondamente il popolo curdo. E' sensi- bile alle lotte che conduce per la sua identità. Le sue avversità la sconvolgono. Recentemente, quando nell'autunno 1988, i conta- dini ed i pastori del Badinan, vittime dei bombardamenti con gas tossici dell'aviazione irachena, sono fuggiti a decine di mi- gliaia dalla loro patria millenaria, non ha esitato a recarsi sul posto per testimoniare la sua solidarietà. Gli orrori e la miseria scoperti sotto le tende dei rifugiati innalzate di gran fretta nell'a- rea di Hakkari, nel Kurdistan di Turchia, l'hanno traumatizzata. Quando preoccupati abbiamo cercato di interrogarla al suo ritor- no, la sua voce si incrinava a raccontare le atrocità che aveva visto. Per molto tempo non è stata in grado di scrivere una riga.

I curdi nella storia è l'opera di una affermata studiosa. E' uno studio accuratamente documentato, seriamente elaborato che, ne siamo convinti, sarà una pietra miliare nella storiografia curda.

Joyce Blau
Institut National des Langues et
Civilisations Orientales, marzo 1990




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