GRAMMATICA e Vocabolario della Lingua Kurda
Composti Dal P. Maurizio Garzoni
DELL' ALFABETO
Si fervono li Kurdi delli caratteri Persiani, ed in tutti i loro scritti pubblici fanno uso della lingua Persiana letterale, così che le loro scritture non sono intese se non se dai loro eruditi, quali fanno tale studio per poterti guadagnare il vitto onoratamente. Tutti i villaggi stipendiano uno, che non solamente sappia leggere il Persiano, ma che sia capace d' interpretarlo in lingua Kurda, e questi si domandano Mella. Egli è vero che qualche lettera familiare, poesie, e canzoni sono composite in lingua loro, ma le scrivono con caratteri Persiani. Per comodo di chi fa, o che voglia imparare a leggere Persiano, ed Arabo annetto il foglio stampato dalla Sacra Congregazione di Propaganda nel 1633. comprendendo la lingua Kurda molto di queste due lingue. Ma siccome la mia inteınzione, coıne dissi nella prefazione, è di comporre questa grammatica principalmente per quei nuovi missionari, che non hanno notizia alcuna delle sopraccennate lingue, e devono impiegarsi in quei paesi, scrivo perciò in carattere Italiano, quale per altro è mancante delle gutturali, ed altre. Per supplire a tale disetto è necessario, che mi spieghi con segni aggiunti ai nostri caratteri, intendendo di farli equivalere in quella maniera, che si può alla pronunciazione Kurda....
PREFAZIONE
La favella Kurda all'Europa fin'ora ignota, ella è un lingaggio non ingrato all'orecchio, e proprio del paese detto Kurdistan tra i confini della Mesopotamia, e della Persia. Trae la sua origine dalla Persiana, che coll' andar del tempo si è corrotta appropriandosi molte parole Arabe, alterate unitamente ad altre frasi, e parole Caldee, cosi che da più secoli se ne formò una lingua distinta affato dalle altre, e prese un nome proprio. Questo paese in se contiene una estenzione in circa venticinque giornate di longhezza ; si divide esso in cinque grandi principati maomettani tributaria alla Porta Ottomana, e qualche volta alcuni di essi anche ai Persiani ; vale a dire il principato di betlis, il principato di Gezira, detto da alcuni geografi regno de' Bottani ; il principato d'Amadia ; il principato di Giulamerk ; ed il principato di Karaciolan (1). Ciascuno d'essi può mettere in piedi un' armata di dodici , e più mila ombattenti . Il più vasto, e più potente è il principato di Karaciolan, perchè dopo il 1760 coli' ajuto del Pascià di Bagdad ha unito al suo principato, quello del Koi Sangiak detto volgarmente Soran ; Il più nobile però è quello d'Amadia, li di cui principi discendano dallastirpe degli antichi sovrani detti Kalifa di Bagdad, come quelli pure di Giulamerk, essendo stati due fratelli, che si stabilirono nel Kurdistan da più di cinque secoli per quanto si vede dalli monumenti, e lapidi sepolcrali dei loro antenati. Quando si vuole sapere da un Kurdo, a che principato appartenga, si distinguono con questi vocaboli. I sudditi del Karaciolan si dicono Soran [quali solo parlano Kurdo, gli altri del Karaciolan detti Baban in Turco]. Quelli d'Amadia Badinan. Quelli dì Giulamerk Sciambó. Quelli di Gezira Bottan. Quelli di Betlis mantengono il loro nonne Betlísi si difinguorio pure tra loro nel parlare in alcune distinte srasi, e pronuncia ; come accade anche nelle provincie d'Italia ; la più pulita però è quella d'Arcadia, di cui me ne servo nella presente opera.
Li paesi Kurdi sono tutte montagne altissime appartenenti al monte Tauro con le loro belissime valli, fertili di frutta, e riso. I loro monti sopratutto abbondano di ottima galla, della quale li mercanti esteri ne fanno un gran commercio, trafficandola nell'Asia ininore, in Soria, in Aleppo, indi in Europa; per li buoni pascoli abbondano pure d'ottirme pecore, e capre, in cui consiste la maggior entrata. Le pianure poi a piè de'monti tanto dalla parte di Persia, quanto dalla parte di Mesopotanzia, sono fertilissime di grano, lino, bombace, e sesamo.
Regnano i loro principi non già sempre per successione da padre in figlio; ma bensì da uno della stessa famiglia, che fi trova più potente dopo la morte del regnante, non facendosi mai successore, se non dopo molte battaglie, e tradimenti, essendo questi popoli barbari, ed infedeli, divisi in tante tribù, da loro chiamate Assiréta, le quali compongono i rispettivi eserciti. Ciascuna di dette tribù ha il proprio capo, che wien investito dal principe. Accade però frequentemente, che queste Assiréte si ribellano contro il proprio principe, unendosi tre, o quattro di esse per sargli guerra, quale se riesce felicemente, lo depongono, e rimettono al governo un altro principe, sempre però della stessa famiglia.
In questi principati vi sono moltissimi Cristiani al numero più di cento mila; la maggior parte di essi fono Nestoriani divisi in due patriarcati. Uno de' Patriarchi è residente in Kocianisi vicino a Giularnerk sempre denominato Mar Simon con cinque Vescovi suffraganei ; l'altro abitante nel monastero detto Raban Ormes, vale a dire del Monaco Ormisda, vicino ad Elcose sede patriarcale, denominato sempre Mar Elia. Questo Patriarca oltre quella che ha negli altri 4.principati del Kurdistan, ha anche la giurisdizione in tutta la Mesopotarnia [eccettuati Diarbekir, e Mardin] ed in due provincie di Persia con tredici Vescovi suffraganei (2). Si trovano anche dei Giacobiti con i loro rispettivi Vescovi, e molti Armeni. Questi Cristiani sono così ignoranti, che i loro preti, comunemente parlando, appena sanno leggere, e pochi scrivere, e per conseguenza stanno tutti sepolti nella loro ignoranza, nell'eresia, e nei vizi. Per quanto ho potuto indagare, nessun missionario nei tempi andati si è mai stabilito in questi barbari paesi, e se qualcheduno per accidente si tratteneva qualche giorno di passaggio, era necessario, che parlasse per interprete senza poter ottenere quel frutto desiderabile. II primo missionario a stabilirsi in Kurdistan fu il P.Leopoldo Soldini Domenicano nel 1760, il girale finì i suoi giorni nella città del Zako, dominio d'Amadia nel 1779. Il secondo sono stato io, che lasciando nel 1764, la città di Mosul provista d'altri missionari (3), mi sono portato in Amadia . Non posso esprimentere quanto sia stato difficile, e penosa l'imparare una lingua materialmente senza l'ajuto di qualche grammatica, o libro, poichè i Kurdi nelle loro scritture si servono della lingua Persiana letterale non intesa, se non dai loro dottori. I Criftiani tra di loro sanno uso dei propri libri in lingua rispettiva, vale a dire li Nestoriani nella linigua Caldea, li Giacobiti nella Siriana, gli Armeni nell'Armena; tutti però devono sapere la lingua Kurda non solamente per commercio can li Maomettani, ma anche per li loro interessi appresso li propri padroni (4).
Considerando io dunque la sudetta difficoltà, e possedendo la lingua Kurda bene per quanto si possa apprendere da un Europeo [avendo trattato con li Kurdi più di 18. anni] mi sono risoluto di comporre per comodo dei nuovi missonari una grammatica, ed un vocabolario. Mi spaventò a prima villa tale impresa ; ma a forza di pensare, riflettere tra me stesso, e combinare tutto il modo difavellare Kurdo, mi è poi fınalmente riuscito dopo molta satica di formarmene un idea per istabilire li fondamenti granzmaticali. Confesso il vero, che questa grammatica non sarà persetta nelle sue parti : sarò però dagli uomini prudenti compatito, perchè io sono il primo, che senda ajuto di alcuna persona, senza libri di tal lingua, mi sono cimentato a mettere in luce la notizia d' una lingua sinora ignota col puro fine d' ajutare li futuri missionai. Nessuno però mi potrà negare d' aver con questa mia opera facilitato il modo di perfezionarla a chi col tempo dovrà far uso di questa lingua, e sebbene fosse cosa desiderabile, ma non così facilmente eseguibile, che li missionari sapessero le lingue proprie delli Cristiani, troppo tempo vi vorrebbe per abilitarsi, e vi mancherebbe poi il tempo di fare il loro obbligo per istruire, ed illuminare quei Cristiani, al che eseguire basta la lingua Kurda, che è a tutti comune.
Di più essendo il Kurdistan un paese tra li confini della Persia, e dell'impero Ottomano sottoposto a varie rivoluzioni si può dare il caso, che li missionari siano obbligati ad abbandonarlo, e passare qualche secolo prima, che si possa di nuovo qualcheduno introdurre ; in tal caso questa mia opera sarà desiderata, e servira d'ajuto per avere i primi principi della lingua di cui trattiamo, senza de quali bisognerebbe perdere troppo tempo, come chiunque si può immaginare.
Ecco dunque l' intenzione mia, per cui mi sono affaticato a formare una yramrnatica, e vocabolario Kurdo Italiano. Prego pertanto ognuno d' un benigno compatimento, se vi è qualche mancamento, a cui potranno altri supplire.
[1] A questi paesi, quantunque non appartenenti al Kurdistan, si può aggiugnere il monte Sangiar tra Mosul ed il fiume Kabur popolato dalli Jazidj, quali non hanno altra lingua fuori della Kurda [nazione barbara, nota per le gran karavane, che quasi ogni anno spogliano] oltre le vaste pianure tra Mosul, Nisibi, ed Urfa, dove si trovano razioni guerriere Kurde.
[2] La dignità patriarcale, e vescovile nei Nestoriani passa in eredità da zio in nipote, o al più prorssimo parente della stessa famiglia, paterna, così che alcune volte per occupare le fedie vacanti vengono ordinati li Vescovi in età di anni dodici, come è accaduto due volte a miei tempi.
[3] Nella missione di Mosul già abbandonata dai Padri Cappuccini, si sono stabiliti li Padri Domenicani nel 1750 spediti dalla S. Congreg. di Propaganda, Sedendo Benedetto XIV. ad istanza d' un facerdote cattolico Caldeo nominato Kas Keder fuggito dalla sua patria di Mosul per le grandi persecuzioni fattegli dal Patriarca Nestoriano, e ritiratosi in Roma, vi dimorò sino alla morte.
[4] Nel Kurdistan tanto li Cristiani, quanto gli Ebrei nati sudditi hanno i loro respettivi padroni Maomettani, i quali hanno sopra de' suddetti il dominio, fuorchè della vita, ed esigono da essi ogni anno una determinata fomma di denaro, oltre i regali, e lavori, e queste famiglie si possono donare, o vendere dai padroni ad altre persone, come se fosse un bene fiabile.