Pirtûkxaneya dîjîtal a kurdî (BNK)
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Kurdi: il Dramma di un Popolo


Weşan : BFS Tarîx & Cîh : 1994, Pisa
Pêşgotin : Rûpel : 352
Wergêr : ISBN : 88-86389-01-9
Ziman : ÎtalîEbad : 140x215 mm
Hejmara FIKP : Liv. Ita. Mus. Kur N°2800Mijar : Giştî

Kurdi: il Dramma di un Popolo

Il Dramma di un Popolo e la Comunità Internazionale

Jasim Tawfik Mustafa

BFS


Atifal “bottino”, è una parola di origine araba, che è stata posta come titolo all’ottava suro (capitolo) del Corano, rivelata nel 624 d.C, dopo la prima battaglia di Badr fra i seguaci di Maometto egli infedeli della Mecca. Alla fine della battaglia, vinta dai Musulmani, sorsero alcuni problemi; gli anziani che non avevano preso parte al combattimento reclamavano pure essi parte del bottino e Maometto rivelò questa parte del Corano di cui si riportano alcuni versetti: «Ti interrogheranno riguardo al bottino; rispondi loro il bottino appartiene a Dio e a l'apostolo; temete Dio, regolate amichevolmente le cose [il bottino), e ubbidite a Dio e al suo apostolo, se siete veri credenti, [...]. Quando il tuo Signore disse per rivelazione, agli angeli, “io sarò con voi. rendete saldi quelli che credono, io getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono, e voi colpiteli sulle nuche (decapitateli) e recidete loro tutte le estremità delle dita". Questo dovranno soffrire, perché essi si sono opposti a Dio e all' apostolo, e chiunque si opponga a Dio e al suo ...



Jasim T.Mustafa, nato nel 1959 in Kurdistan iracheno, dal 1981 vive in Italia, laureato in Scienze Politiche all’Università di Pisa, attualmente si sta specializzando in Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani presso l'Università di Padova.

 

 


Indice


11 / Premessa

Capitolo
Kurdistan: uno spettro si aggira per il Medio Oriente
17 / Anfal
24 / Iraq
25 / La rivolta
28 / La fuga
29 / Ritorno e negoiziato
30 / Elezioni politiche in Kurdistan
33 / Poteri del Parlamento e del governo kurdo 36 Rapporti fra i Kurdi e l’opposizione irachena 42 / Lo status del Movimento kurdo
50 / Turchia
51 / L’apertura «democratica»
54 / Progetto Anatolia
56 / Dialogo e repressione 62 Guerra fratricida
66 / II PKK chiede la pace, ma lo stato intensifica il terrore
71 / L’azione della Comunità internazionale

Capitolo II
Introduzione
83 / Definizione geografica
84 / Origine etnica
85 / Lingua
86 / Religione
86 / Popolazione

Capitolo III
Compendio storico
89 / I Kurdi sotto l’impero ottomano e persiano
89 / I Principati kurdi
91 / Le rivolte kurde del XIX secolo 99 Le cause della sconfitta delle rivolte kurde
100 / L’ingerenza delle Potenze europee in Kurdistan
103 / II risveglio nazionale kurdo
107 / II Kurdistan durante la prima guerra mondiale
109 / La questione kurda nella trattativa di Pace
118 / Kurdistan iracheno
123 / Kurdistan turco
128 / Kurdistan iraniano
133 / Kurdistan siriano
134 / I Kurdi nella ex Unione Sovietica
136 / I Kurdi in Libano

Capitolo IV
La questione kurda, l’ONU, l’«affare interno» e il dominio riservato
139 La questione kurda e l'ONU
141 / Nozione storica di dominio riservato
142 / La Carta dell’ONU ed il dominio riservato
143 / La nozione giuridica del dominio riservato
146 / Gli organi competenti per l’individuazione del dominio riservato
148 / Impegno dello Stato iracheno sotto il mandato
153 / Impegno preso dall’Iraq dopo la fine del Mandato
157 / Impegni assunti dalla Turchia nei confronti del popolo kurdo
159 / Altri obblighi derivanti dal diritto intemazionale ed il dominio riservato
160 / La Carta dell’ONU
160 / Le Dichiarazioni di Principio
161 / L’uso delle armi chimiche 164 II genocidio
171 / Conflitti armati

Capitolo V
Diritti umani negati e gli accordi internazionali calpestati
191 / La questione dei rifugiati
199 / Discriminazione razziale
227 / Beni culturali
232 / Diritti Umani

Capitolo VI
La questione del Kurdistan, la pace e la sicurezza internazionale
263 / Premessa
264 / Patto di Saad Abad
265 / La repubblica di Mahabad e lo scontro est-ovest
269 / Patto di Baghdad 271 Operazione Tigri 273 I Kurdi e la guerra Iran-Iraq
279 / La guerra del Golfo
280 / Conclusioni

Capitolo VII
IL problema Kurdo e l’autodeterminazione
283 / L’autodeterminazione dei popoli
284 / La Carta deH’ONU e l’autodeterminazione
285 / Colonialismo e la questione kurda
289 / Regimi razzisti
290 / Governi rappresentativi
291 / Popoli e minoranze, e l’autodeterminazione
296 / Le condizioni poste ai Kurdi per la loro autodeterminazione

301 / Appendice
335 / Bibliografìa
343 / Indice dei nomi
348 / Cartine geografiche
351 / Centri culturali kurdi all’estero


PREMESSA


Oggi giorno i Kurdi sono un popolo di oltre 30 milioni di persone. Hanno una propria storia, lingua, cultura e tradizioni millenarie, vivono nella loro patria: il Kurdistan, situato in una regione di grande interesse strategico per la Comunità internazionale, e diviso fra Iran, Iraq, Siria e la Turchia. Sono privati dei semplici e fondamentali diritti umani, sottoposti ad una incessante repressione; la loro identità nazionale, la loro lingua, i loro costumi sono interdetti, vivono in una condizione tremenda, sul piano politico, economico, culturale. Sono considerati “cittadini di serie b”. I villaggi kurdi vengono distrutti, gli abitanti sono deportati lontano dai territori di origine e spesso internati in campi di concentramento. L'uso di armi chimiche contro la popolazione civile del Kurdistan, la presa di ostaggi, il rapimento di bambini, la fucilazione di massa, l’oltraggio alla dignità umana sono episodi talmente ordinari e quotidiani che si può parlare di un vero e proprio genocidio, di un crimine contro l'umanità intera. Eppure tutto ciò avviene nella totale indifferenza delle organizzazioni deH’ONU. in un mondo dove le più semplici violazioni dei diritti umani suscitano la commozione della pubblica opinione e vengono denunciate e condannate fermamente. I Kurdi, invece, non hanno fatto e non fanno notizia a livello internazionale; i mass media, l'opinione pubblica e gli organismi competenti per la difesa dei diritti dell'uomo e dei popoli non si sono occupati della loro sofferenza fino allo scoppio della guerra del Golfo per la liberazione del Kuwait. In quell'occasione la questione kurda per la prima volta è salita alla ribalta delle cronache come uno dei problemi cruciali del Medio Oriente.

Ma il dramma del popolo kurdo è antico, l’elenco dei massacri e degli stermini subiti sarebbe assai lungo; gli orribili crimini perpetrati da Iran, Iraq, Siria e Turchia a danno dei Kurdi per molto tempo sono stati ignorati e tollerati dalla Comunità internazionale. Tutto questo è avvenuto perché il problema kurdo finora è stato considerato un affare interno (dominio riservato) degli Stati occupanti il Kurdistan. Come conseguenza di ciò i Kurdi, sono stati ingiustamente privati di ogni status giuridico come popolo, come minoranza, come esseri umani degni di protezione da parte della Comunità intemazionale.

Con la fine dell’era della guerra fredda e dei blocchi contrapposti si è parlato sempre di più di solidarietà, di cooperazione e di interdipendenza, di rispetto dei diritti dell'uomo e dei popoli e di un nuovo ordine mondiale basato sulla giustizia e sul rispetto del diritto. Perciò abbiamo ritenuto necessario presentare la tragedia del popolo kurdo proprio alla luce del “rispetto dei diritti umani e dei diritti dei popoli”, così tanto osannati in questa fase storica e politica. Quando uno di questi nobili principi viene violato si commette un crimine a danno dell'umanità e tutti sono chiamati ad agire contro i responsabili, soprattutto l'ONU e le sue organizzazioni.

Gli Stati di Iran, Iraq, Siria, e Turchia hanno sottoscritto numerosi accordi concernenti i diritti umani, i diritti dei popoli, la discriminazione razziale, il genocidio, l’uso di armi chimiche e biologiche, ecc., ma li hanno violati e calpestati in modo continuo e palese a danno del popolo kurdo, senza subire alcuna denuncia da parte dell’ONU in virtù del principio di non ingerenza negli affari interni dei suoi membri.

In questo lavoro si è cercato di analizzare Vaffare interno (dominio riservato), avanzando il dubbio se il problema kurdo costituisca o meno un'affare interno. In ogni caso ci siamo chiesti se tale questione debba essere ignorata dalla Comunità internazionale, in particolare dall’ONU. Quest’ultimo è intervenuto in numerose situazioni analoghe a quella kurda; la sua attenzione è stata rivolta a molte aree calde del pianeta: Palestina, Libano, Afghanistan, Salvador, Sud Africa, Congo, Cipro, Cambogia, Angola, Mozambico, Nagorno Karabakh, Moldavia, Abkhasia, Sahara occidentale e recentemente ex Jugoslavia e Somalia, ecc. I caschi blu sono stati inviati in numerose zone dove è in corso un conflitto sia di carattere internazionale, sia di carattere interno. L’unica anomalia è rappresentata dal caso kurdo. Dalla fine della prima guerra mondiale, nei paesi coinvolti nell’“imbroglio kurdo” è in corso una guerra di liberazione nazionale del Kurdistan che vede contrapposti i Movimenti kurdi nei diversi Stati occupanti il Kurdistan e i rispettivi governi centrali.

Solo dopo la fine della guerra per il Kuwait (17 gennaio-28 febbraio 1991 ), la questione kurda irachena è arrivata per la prima volta al Consiglio di Sicurezza-CdS delle NU. Sono passati tre anni, ma la situazione dei Kurdi non è cambiata; l’ONU non ha intrapreso nessuna iniziativa per una soluzione politica e pacifica; si è parlato solo dei Kurdi iracheni, ignorando quelli negli altri Stati.

Anche nei paesi democratici dell’Occidente il problema kurdo non suscita più interesse per l'opinione pubblica, nemmeno negli ambienti sensibili ai diritti dei popoli, ai diritti umani, ai temi della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale. In Italia, dove esiste un grande e variegato movimento atlento alle suddette tematiche, il problema kurdo rimane tuttora ignoralo. Paradossalmente, quando alla fine questo arcipelago di forze ha preso posizione sul caso kurdo. ha finito quasi per assumere il punto di vista del responsabile del genocidio kurdo ossia di Saddam Hussein.

Infatti tale movimento in passato ha trascurato totalmente 1’esistenza dei Kurdi di Iran. Siria. Turchia. Nel settembre 1992 una delegazione, composta da uomini di grande serietà morale, impegnati su vari campi per la difesa della pace, dei diritti umani e dei popoli1 ha visitato l’Iraq, ha manifestato la sua solidarietà a Saddam Hussein e ha incontrato numerosi dirigenti del regime. Ci siamo rammaricati per il fatto che la delegazione non ha visitato i territori kurdi. Nella parte kurda del paese, come è noto, esistevano già un Parlamento e un governo kurdo. eletti democraticamente dalla popolazione. Purtroppo la delegazione italiana non ha ritenuto necessario visitare e conoscere questa "reale opposizione". Sembra che la delegazione italiana abbia dimenticato che il vero responsabile della sofferenza di tutti gli Iracheni (kurdi. arabi, sciiti, sunniti, cristiani) è il regime di Saddam Hussein, che tuttora continua a infliggere loro nuove sofferenze.

Ci siamo spesso rattristati anche per la mancanza - nonostante reiterate sollecitazioni - di una parola di attenzione del Santo Padre rivolta ai Kurdi, dimenticati anche in occasione delle feste di Natale e di Pasqua. In tali cerimonie il Papa continua a ricordare la sofferenza di molti popoli, ma non dei Kurdi.

Tuttavia, in questi ultimi anni, gli Italiani hanno espresso in varie forme solidarietà al popolo kurdo; molta gente semplice si è impegnata con entusiasmo in suo favore, tanti si sono recati in Kurdistan a vedere con i propri occhi la situazione. Un numero sempre maggiore di istituzioni, enti locali, sindacati e singoli individui stringono rapporti di solidarietà e di amicizia con le organizzazioni e le popolazioni del Kurdistan.

1. La delegazione era composta dagli on. Roberto Formigoni. Edo Ronchi, Quarto Trabaccini, Giovanni Russo Spena, Claudio Fava, Raniero La Valle e altri, nonché dei rappresentanti di “Ponte per Baghdad", "Centro Europeo per il Vicino Oriente", “Movimento per la Pace". La delegazione ò rimasta in Iraq dal 20 al 24 sembre 1992. Nei giorni 6-9 novembre 199.1. un'altra delegazione parlamentare composta dagli on. Angelo Cresco (Psi), Quarto Trabaccini (Pds) c Raffaele Tiscar (De), è tornato a Baghdad a portare solidarietà a Saddam Hussein.

Dopo il fermo di due turisti italiani da parte dei guerriglieri di PKK (agosto-settembre 1993) e l’arresto del portavoce di PKK, Ali Sapan, da parte delle autorità italiane, i mass media hanno dedicato molta attenzione alla questione kurda2. In seguito a ciò un gruppo di parlamentari (Chiara Ingrao per il Pds, Giovanni Russo Spena per Re, Emilio Molinari per Verdi, Raffaele Tiscar per De, e Roberto Visentini per Lega Nord), si è recato nel Kurditsan turco (13-15 settembre 1993). Alla fine la questione si è conclusa felicemente, ma il governo italiano continua a fornire armamenti sofisticati allo Stato turco per la repressione dei Kurdi.
Una soluzione pacifica e politica per la questione kurda è fondamentale per la pace, la stabilità, la democrazia parlamentare, il pluralismo politico, etnico, religioso e per il rispetto dei diritti umani non solo nei paesi dove vivono i Kurdi, ma, crediamo, per tutto il Medio Oriente. Tale soluzione è indispensabile anche per lo sviluppo economico, sociale, culturale dei popoli della regione.

Nel presentare questa opera, precisiamo che nei capitoli II-VII abbiamo parlato della questione kurda dall’ origine storica fino gli ultimi sviluppi del 1990. Nel primo capitolo e nell’appendice si parla degli avvenimenti recenti e di attualità (1991-1993).
Nel percorso di questo lavoro ci siamo concentrati in particolare sui Kurdi dell’Iraq e della Turchia; abbiamo tentato di evitare la descrizione e il racconto di fatti e di situazioni analoghe. Tuttavia non è stato facile, perciò se a volte abbiamo ripetuto qualche concetto e se si avverte un po’ di confusione, o se non abbiamo potuto chiarire e approfondire gli argomenti, ce ne scusiamo con la speranza che questo sforzo possa contribuire a aprire in Italia un serio dibattito sulla questione kurda.

Le opinioni e le valutazioni espresse riflettono esclusivamente il punto di vista dell’autore.

2. Per maggiore informazione sulla questione di due turisti italiani fermati dal PKK e l’arresto dell’esponente kurdo, a Roma, si veda i giornali italiani di 4-16 settembre 1993.

Ringraziamenti:
Vorrei ringraziare molti amici che mi hanno aiutato, incoraggiato e dato consigli per la stesura di questo libro, in particolare il dott. Pietro U. Dini (Università della Basilicata), Giovanni Armillotta per la correzione e la revisione del lavoro.

Infine vorrei dedicare quest’opera ai miei amici kurdi che vivono in Italia e che, a partire degli anni '80, con molta fatica, ma con tenacia e entusiasmo, hanno cercato di far conoscere all’opinione pubblica italiana la situazione del loro popolo. Inoltre, a tutti gli amici italiani che hanno partecipato a questa nobile battaglia, e in particolare alla mia compagna Alessandra Doni che è mi stata al fianco in momenti molto difficili e con molta pazienza ha rivisto tutto il lavoro.

Pisa, febbraio 1994 - J.T. M.



Capìtolo I

Kurdistan:
uno spettro si aggira per il Medio Oriente

Anfal


Atifal “bottino”, è una parola di origine araba, che è stata posta come titolo all’ottava suro (capitolo) del Corano, rivelata nel 624 d.C, dopo la prima battaglia di Badr fra i seguaci di Maometto egli infedeli della Mecca. Alla fine della battaglia, vinta dai Musulmani, sorsero alcuni problemi; gli anziani che non avevano preso parte al combattimento reclamavano pure essi parte del bottino e Maometto rivelò questa parte del Corano di cui si riportano alcuni versetti: «Ti interrogheranno riguardo al bottino; rispondi loro il bottino appartiene a Dio e a l'apostolo; temete Dio, regolate amichevolmente le cose [il bottino), e ubbidite a Dio e al suo apostolo, se siete veri credenti, [...]. Quando il tuo Signore disse per rivelazione, agli angeli, “io sarò con voi. rendete saldi quelli che credono, io getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono, e voi colpiteli sulle nuche (decapitateli) e recidete loro tutte le estremità delle dita". Questo dovranno soffrire, perché essi si sono opposti a Dio e all' apostolo, e chiunque si opponga a Dio e al suo apostolo, sappia che Dio sarà violento nel punirlo. “Questo è il vostro castigo”, verrà detto loro, "subitelo", perché ai miscredenti è destinato il tormento del fuoco", [...]. Oh. se tu potessi vedere quando gli angeli fanno morire quelli che non credono, battendoli sui loro volti e sui loro dorsi, e dicendo loro gustate la tortura della combustione! [...]. Invero, i peggiori esseri viventi della terra, appo Dio. sono i miscredenti, poiché essi non crederanno mai, [...]. Non è mai stato concesso a un profeta di possedere prigionieri, senza fare qualche strage di miscredenti sulla terra, [Maometto biasima i suoi seguaci per non avere essi ucciso tutti i prigionieri della battaglia di Badr]»1.

All’iniziodel 1987fino al 1989 il regime di Saddam Hussein lanciò una serie di offensive Anfal N° 1-9, contro if territorio kurdo distruggendo e saccheggiando tutto il Kurdistan iracheno e accusò i Kurdi di non essere ...

1. Il Corano (con note critico-illustrative del Dott. L. BONELLI), Ulrico Hoepli, Milano, 1987, «sura Vili»

 


Jasim Tawfik Mustafa

Kurdi: il Dramma di un Popolo
E la Comunità Internazionale

BFS


BFS Edizioni
Kurdi: il Dramma di un Popolo
E la Comunità Internazionale
Jasim T.Mustafa

In copertina un'opera del Tartìsta kurdo Osman Kadir
Biblioteca di cultura storica 1

Proprietà letteraria riservata
by BFS edizioni

ISBN 88-86389-01-9

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