Sulle Strade del Kurdistan
Sherko Bekas
Gruppo Abele
Sulle strade del Kurdistan descrive una terra per decenni inaccessibile e oggi ancora proibita, percorsa in tutta la sua estensione, dal confine turco-iracheno fino a Sulaimania, Halabja, Kala Dize. Laura Schrader racconta la vita tra le macerie delle città e dei villaggi distrutti da Saddam Hussein, l’incubo delle mine, le testimonianze, i documenti, i luoghi del genocidio, attraverso gli incontri con donne, uomini, bambini sospesi tra lutto e speranza.
È un viaggio nel cuore del Kurdistan. Per questo, alle molte voci della sua popolazione, si unisce infine quella di un grande poeta, Sherko Bekas. Le opere che presentiamo, inedite in Italia e qui raccolte in appendice con. il titolo Neve di quattro stagioni, appartengono ai diversi periodi della sua vita e della sua arte, dalla militanza tra i partigiani al malessere dell’esilio, fino alla più recente, scritta nel novembre 1997, che si conclude con un drammatico appello a non dimenticare il Kurdistan.
Indice
Note / 7
1. Il ponte sul fiume Khabur / 11
2. L’incubo delle mine / 17
3. Rinasce un villaggio / 22
4. Sulaimania / 26
5. Embargo / 30
6. L’ottimismo della volontà / 37
7. Le fosse comuni / 41
8. La bisnonna Altun e l’esodo di marzo / 47
9. Le mille vedove di Barzani / 50
10. La frontiera di Saddam / 56
11. Messa di mezzanotte / 64
12. Nelle carceri segrete / 70
13.1 giorni dell’ira / 75
14. La fortezza di Kalacholan / 81
15. Anfal, prede di guerra / 86
16. «Ero un capitano dei servizi segreti» / 92
17. «I quattro pilastri della democrazia» / 97
18. Il benvenuto di Kaladize / 102
19.1 violini di Halabja / 108
20. Ai bambini di Said Sadik / 115
21. Il Capodanno cristiano / 120
22. «No road» / 125
23. La Volskwagen Passat del’79 / 131
24. Kawa / 137
25. La valle sacra dei yazidi / 143
26. La montagna dell’arca di Noè / 151
27. «Le mie ferite / 157
Sherko Bekas, Neve di quattro stagioni. Poesie / 165
PREFAZIONE
Dalla fine della guerra del Golfo, il Kurdistan del sud è zona di guerra e si trova in vetta alla graduatoria di rischio delle Nazioni Unite. Sulle strade del Kurdistan descrive una terra per decenni inaccessibile e oggi ancora proibita, percorsa in tutta la sua estensione, dal confine turco-iracheno fino a Sulaimania, Halabja, Kala Dize. Laura Schrader racconta la vita tra le macerie delle città e dei villaggi distrutti da Saddam Hussein, l’incubo delle mine, le testimonianze, i documenti, i luoghi del genocidio, attraverso gli incontri con donne, uomini, bambini sospesi tra lutto e speranza dopo la guerra del Golfo e da allora nuovamente vittime dei sanguinosi giochi di potere dei paesi confinanti.
E un viaggio nel cuore del Kurdistan. Per questo, alle molte voci della sua popolazione, si unisce infine quella di un grande poeta, Sherko Bekas. Le opere che presentiamo, inedite in Italia e qui raccolte in appendice con il titolo Neve di quattro stagioni, appartengono ai diversi periodi della sua vita e della sua arte, dalla militanza tra i partigiani al malessere dell’esilio, fino alla più recente, scritta nel novembre 1997, che si conclude con un drammatico appello a non dimenticare il Kurdistan.
Il Kurdistan libero. Negli ultimi mesi del ’91 Baghdad aveva ritirato l’esercito e l’amministrazione da una parte del Kurdistan. Il Kurdistan libero, formalmente “terra di nessuno”, era governato provvisoriamente dal Fronte di liberazione, che preparava le elezioni per dare al paese un governo democratico. Entrare in quella terra, prima inaccessibile per volontà del regime di Baghdad, consentiva anche di vedere le conseguenze delle atrocità che l’avevano sconvolta per un quarto di secolo. Il viaggio si è svolto nel dicembre ’91 - gennaio ’92.
Iraq. È formato da tre territori diversi dal punto di vista geografico, etnico, religioso, che infatti nell’impero ottomano costituivano tre distinti governatorati: a nord il territorio kurdo (vilayet di Mossul) al centro il vilayet di Baghdad, arabo-sunnita e a sud quello di Basra (o Bassora), arabo-sciita. Le potenze vincitrici della prima guerra mondiale, che decisero le sorti delle nazioni già appartenenti allo sconfitto Impero ottomano, avevano progettato, nel trattato di Sèvres (1920) uno stato kurdo indipendente. Nel successivo trattato di Losanna (1923) preferirono dividere il Kurdistan - una parte del quale venne aggregata al neonato Iraq - per spartirsi i profitti del petrolio.
Baas (“Rinascita araba”). È il partito unico dell’Iraq, gestito da un ristretto clan di familiari e di fedelissimi del presidente Saddam Hussein. I kurdi (e non soltanto i politici) distinguono tra arabi e baasisti: il conflitto non è etnico ma politico. Baasisti è sinonimo di “fascisti” e questo termine viene usato comunemente in luogo dell’altro. Si usa anche la grafia inglese Baath.
Kurdistan. I kurdi indicano le diverse parti del loro paese - un territorio geograficamente unitario, di circa 500.000 kmq - come Kurdistan del nord (Turchia), sud (Iraq), est (Iran), ovest (Siria). Tuttavia, l’area di autogoverno nel sud è denominata “Regione autonoma del Kurdistan iracheno”.
Regione autonoma del Kurdistan iracheno. Nata il 4 giugno del ’92, comprende la “Zona di non volo”, al di sopra del 36° parallelo -dall’aprile ’91 vietata dall’ONU agli aerei iracheni, ma costantemente bombardata dall’aviazione turca - e un ampio territorio a sud, liberato dai combattenti del Fronte kurdo. La Regione fondava la propria legittimazione su elezioni democratiche e sull’accordo di autonomia raggiunto 1’11 marzo 1970 tra il governo di Baghdad e le forze kurde, mai prima applicato, e prevedeva di federarsi con un futuro Iraq democratico. Oggi la Regione è divisa in due amministrazioni: la parte settentrionale, con “capitale” Arbil, è sotto il controllo del PDK, alleato con Iraq e Turchia, la parte meridionale, con “capitale” Sulaimania è amministrata dall’UPK.
La popolazione del Kurdistan autonomo è di forse tre milioni e mezzo di abitanti; un numero indicativo, a causa del continuo afflusso di profughi dal Kurdistan sotto controllo governativo; ospita anche decine di migliaia di profughi dai villaggi kurdi distrutti dalle forze armate in Turchia.
Il Fronte del Kurdistan iracheno era composto da otto partiti democratici. I più importanti, Partito democratico (PDK) di cui è leader Massud Barzani e Unione patriottica (UPK) di Jalal Talabani. Gli altri: Partito comunista d’Iraq (sezione Kurdistan), Partito socialista, Democratici popolari, socialisti del partito Kawa, Movimento democratico assiro e Lega dei cristiani uniti. Fondato nel 1987, è rimasto unito fino al conflitto, iniziato nel 1994, tra PDK e UPK.
Recentemente è stato fondato il Partito comunista del Kurdistan. Alla fine del ’97 si è ricostituito, contro il PDK, un Fronte nazionale guidato dall’UPK, che comprende alcuni partiti minori e che ha l’appoggio del PKK.
PKK: il Partito dei lavoratori del Kurdistan, che guida la resistenza in Turchia.
Pesh merga. “Di fronte alla morte”: sono chiamati così, tradizionalmente, i partigiani del Kurdistan meridionale e orientale.
Sulaimania. Per la capitale della resistenza e della cultura del Kurdistan meridionale, i kurdi preferiscono il nome originale, Sulaimanr, la grafia araba, Sulaimaniya, non ha senso nella lingua kurda, e ho ritenuto inutile adottarla.
Alle bambine e ai bambini del Kurdistan vittime delle mine antipersona
1. Il ponte sul fiume Khabur
Il Kurdistan di giorno è dei turchi, di notte è del PKK.
Con questa dichiarazione Mehmet, l’autista del taxi che mi accompagna da Diyarbakir verso il confine turco-iracheno, a Cizre si ferma. Sono le cinque del pomeriggio, ed è scesa improvvisa la notte. Oscurata dal coprifuoco, la città è immersa nel buio. Mehmet va a parlare con un gruppo di uomini riuniti sotto la tettoia di una ciaikatiab. La casa da tè è situata in posizione strategica: un lato si affaccia sulla strada che costeggia il confine siriano, l’altro sull’ingresso della città. Mehmet ritorna insieme ad un giovane di grande statura, grande naso, grandi baffi. Il nuovo venuto prende il volante:
A Cizre è vietato l’ingresso degli stranieri - comunica affrontando con baldanza curve e pozzanghere della salita fangosa che si inoltra nella città proibita tra tristi case scure.
Porte e finestre sono chiuse, i negozi sbarrati da pesanti ante di legno. In giro, a muso basso, c’è soltanto un cane giallo. Il nuovo autista offre subito una dimostrazione di onnipotenza. Peccato che i negozi siano chiusi, perché vorrei comprare dei regali per gli amici di Sulaimania? Brusca frenata con sobbalzo di fronte a una serranda abbassata. In pochi secondi, compare il proprietario, la serranda si alza e le lampade a cherosene illuminano quasi sfarzosamente una distesa di blue jeans, giacche, abiti, coperte. Nel Kurdistan del sud (cioè in Iraq) non si trova nulla a causa dell’embargo, e aspirine, detersivi, dentifrici, insomma qualunque ...
Sherko Bekas
Sulle Strade del Kurdistan
Gruppo Abele
Edizioni Gruppo Abele
Sulle Strade del Kurdistan
In appendice una raccolta di
poesie inedite di
Sherko Bekas
traduzione e versione italiana a cura di
Rafìk Mohammad e
Laura Schrader
Progetto grafico di
Valter Oglino
Quadro in copertina di
Nasreddin Ghazizadeh
(particolare)
I edizione: maggio 1998
Stampa: Tipolito Subalpina, Rivoli (TO)
È vietata la riproduzione anche parziale o ad uso interno o didattico e
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