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Un principe curdo, Emina


Author :
Editor : Presso pirotta e c. tip. libraj Date & Place : 1857, Milano
Preface : Pages : 246
Traduction : ISBN :
Language : ItalianFormat : 100x165 mm
FIKP's Code : Liv. ItaTheme : Literature

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Un principe curdo, Emina


Un principe curdo, Emina

Cristina Trivulzio di Belgioioso

Presso pirotta e c. tip. libraj

La notte - notte plaeida e serena - era succeduta alla splendore ed alle agitazioni d' una calda giornata d'aprile. Sulla sommità d'nna delle montagne, che attraversano in tutti i sensi la parte settentrionale deU'Asia minore, scorgevasiun ammasso d'abitazioniqua e là illuminate da fuoohi che, veduti da lungi somigliavano piuttosto a deboli fiammelle; quelle case erano la residenza, il castello, se cosi vuolsi chiamare, d' un capo montanaro, d'un principe, giacchè era questo il nome che le popolazioni ourde .davano al padroDe di quel distret to, a Méhémed-Bey. 1 fuochi che illuminavano il castello erano quelli dei camini interni, alimentati d'a numerosi trouchi d' alberi e da cataste di rami secchi. Uno fra questi camini potevasirealmenteparagonare ad una fornace. Esso era destinato a risealdare la parte principale dei serraglio e, nell'Qra in cui ha principio il nostro racconto, questo braciere di proporzioni colossali rischiarava il quadro curiosCl d'un serraglio musulmano.

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EMINA

La notte - notte plaeida e serena - era succeduta alla splendore ed alle agitazioni d' una calda giornata d'aprile. Sulla sommità d'nna delle montagne, che attraversano in tutti i sensi la parte settentrionale deU'Asia minore, scorgevasiun ammasso d'abitazioniqua e là illuminate da fuoohi che, veduti da lungi somigliavano piuttosto a deboli fiammelle; quelle case erano la residenza, il castello, se cosi vuolsi chiamare, d' un capo montanaro, d'un principe, giacchè era questo il nome che le popolazioni ourde .davano al padroDe di quel distret to, a Méhémed-Bey. 1 fuochi che illuminavano il castello erano quelli dei camini interni, alimentati d'a numerosi trouchi d' alberi e da cataste di rami secchi. Uno fra questi camini potevasirealmenteparagonare ad una fornace. Esso era destinato a risealdare la parte principale dei serraglio e, nell'Qra in cui ha principio il nostro racconto, questo braciere di proporzioni colossali rischiarava il quadro curiosCl d'un serraglio musulmano.

Da entrambe le parti, lungo il mura e di prospetto a numerose finestre, moiti materassi e ricchi cuscini coprivano il pavimento ed il palco di legno intorno alla camera. Una caterva di femmine stan accovacciata su quei soffici cuscini. Le favorite dell'Harem, (e se ne contavano cinque rivestite di questa suprema dignità,) le schiave di tuUe le età e di tutti i colori, e bambini innumerevoli quanto le arene del mare e le stelle deI cielo, erano gittati alla rinfusa gli uni sopra gli altri, in un disordine che non mancava di pittoresco, fumando, bevendo, gettando delle scroscia di riso, cantando ballate che nessuno ascoltava, infine abbandonandosi a tutte le distrazioni che puo immaginare un' orda di gente sulla quale la morale ha nessuna influenza, priva d' ogni principio intellettuale e condannata in vita alla triste 'schiavitù deI serraglio.

Ho premesso che cinque erano le favorite dell'Harem. Eppure vi era una specie di gerarchia nella reciproca loro autorità; la più anziana doveva anche essere la più rispettata e poi come accade sempre, quella che sapeva meglio comandare era la meglio obbedita.

La decana delle spose di Méhémed-Bey si chiamava Fatima, ed allora poteva contare dai 25 ai 30 anni. Era nàta in quell' istesso paese' e per conseguenza non era nè d'una gran bellezza né d'un' intelligenza superiore aile altre. Il sua principal merito consisteva in un' allegria quasi costante che non aveva sofferto la menoma alterazione in faccia aile ...




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