INTRODUZIONE
Il perenne conflitto della Turchia contro il popolo kurdo è lo specchio di un sistema ideologico e istituzionale che per esistere deve negare i valori di una società umana, democratica, multiculturale. È la chiave di volta di una repubblica dell’odio che riesce a sopravvivere soltanto attraverso la guerra e l’annientamento delle libertà fondamentali. In questo contesto, la lotta dei kurdi per la pace e la democrazia vede il sostegno della società civile turca: una minoranza coraggiosa pronta a pagare il prezzo della propria coerenza etica e politica. Attraverso le parole e la storia di donne e uomini kurdi e turchi e con il contributo di una ricca e aggiornata documentazione, il volume descrive l’insostenibile realtà dell’ultimo fascismo alle porte dell’Europa. Un regime nato dalla “sintesi turco-islamica” del kemalismo, che alimenta la poderosa struttura del terrore di stato con attività criminose e con gli armamenti forniti con generosità dai paesi amici e alleati. Per inquadrare la questione kurda, in appendice si tratteggiano le principali linee della storia, della cultura, delle vicende politiche del popolo che in Turchia ancora oggi non esiste. L. S. Torino, 31 agosto 1999
1. Una Repubblica fondata sul razzismo
Ahmet Altari e il diritto di essere schiavi
Se Mustafa Kemal, pascià ottomano, fosse nato a Mossul e non a Salonicco, avrebbe dato il nome di Repubblica di Kurdìa allo stato nato dalla lotta comune dei turchi e dei kurdi di cui egli fu il leader... Se gli fosse stato attribuito dal Parlamento il nome di Atakiirt... Se noi fossimo chiamati kurdi, perché tutti i cittadini della Repubblica di Kurdìa sono “kurdi”, se fossero esposti, sulle mura di Taksim, Kadiloy, Kizilay, enormi scritte che dicono «Felice è colui che può dirsi kurdo»... Se in Kurdìa si affermasse che i turchi non esistono, che i sedicenti turchi sono semplicemente kurdi, se si sostenesse che tutti quelli che si considerano turchi sono in realtà “kurdi del mare”... Se dovessimo imparare a scuola che i kurdi hanno alle spalle settemila anni di storia, che sono i soli veri padroni dell’Anatolia, che in realtà i mongoli, gli unni, gli etruschi devono essere considerati come loro antenati, e che i pascià kurdi furono gli eroi più grandi dell’Impero ottomano... Se fosse vietato chiamarsi Teoman, Gengis, Attila o Osman, se fosse obbligatorio chiamarsi Berfin, Biraj, Tiraj o Nawroz... Se fosse proibita la creazione di una televisione turca, e se tutti i programmi televisivi fossero in lingua kurda... Se fossimo obbligati a scrivere i nostri romanzi, i nostri racconti, la nostra poesia in kurdo, se non potessimo ascoltare altro che canzoni in kurdo, e se dovessimo pubblicare i nostri giornali in kurdo... Se a scuola l’istruzione fosse soltanto in kurdo e se fosse assolutamente vietato di insegnare in turco...
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