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Kurdistan, racconto fotografico


Auteur :
Éditeur : Interattiva Date & Lieu : 2002-01-01, Montereale Valcellina
Préface : Pages : 33
Traduction : ISBN :
Langue : ItalienFormat : 200x140 mm
Code FIKP : Br. Ita. 3022Thème : Art

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Kurdistan, racconto fotografico

Kurdistan
racconto fotografico di Mario Boccia
introduzione di Rerri De Luca

MARIO BOCCIA (Roma, 18-8-1955) è un foto-giornalista "free-lance" specializzato in reportages sociali e d'attualità internaziona- le. Collabora con molte testate nazionali. È stato corrispondente e inviato de "il manifesto" a Sarajevo, Belgrado, Pristina, Skopje. Sue fotografie sono state utilizzate per pro- muovere campagne di solidarietà dell'I.C.S. (Consorzio Italiano di Solidarietà) e di altre organizzazioni "no-profit", tra le quali Legambiente e Amref.

Servizi: Israele/Palestina, Iraq, Giordania, Turchia, Kurdistan; Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Romania, Albania; Mozambico, Eritrea, Kenya, Uganda, Oman; Messico/Chiapas, Venezuela, Guatemala.

Libri: Slavi del sud (Editori del Grifo, 1993); Piombo e carta (cronache da Sarajevo asse- diata - Protagon editori, 1994); La mia patria, il mondo (i diritti umani interpretati da 35 fotogiornalisti italiani - Editori del Grifo, 1995); Fotoreporter italiani nella ex-Jugoslavia (1996); Souvenir from Jugoslavija (Selene edizioni, 1997); I racconti dei Cippi (nuove scritture per i caduti della lotta antifascista, della Resistenza e della guerra di Liberazione - Ass. cult. Materiale Resistente e Comune di Correggio, 2001); Tra serbi e albanesi (storie, foto e disegni di piccoli zingari - Fondazione S. Andolfi, 2001).

Mostre: Slavi del Sud; Souvenir from Jugosla- vija; Kosovo: la pace oscura; I racconti dei Cippi; La carovana della terra.


Che comodità, non si deve più andare lontano per incontrare queste figure umane. Oggi ci arrivano dal mare, mai in un porto però, su zattere a motore, con naufragi, inseguimenti, scaraventati in acqua, ignari di nuoto, loro montanari che vedono mare per la prima volta. Costa caro il Mediterraneo, non ci sono mulattiere, ma battelli, stive, capitani rapaci, soldi pagati pure per respirare.

Quanto mare sta in attesa in questi occhi che ancora non hanno visto un porto, quanto mare sta destinato loro per separazione dalla terra madre. Nelle fotografie, queste del "91" stanno ancora sulle pietre di sempre, quelle di un confine. Migrano espulsi da un'ostilità all'altra, sono il popolo curdo, figura esemplare dell'estraneo respinto. In uno dei suoi travasi forzati da un terreno a un altro, qui è da Irak a Turchia, incontra un fotografo, uno di quei tre o quattro che se ne vanno a battere le piste della malora, i tornanti dei popoli in fuga. Mario Boccia è un uomo timido, leale, commosso, incapace di estrarre da sotto la giacca ('apparecchio per rubare un'immagine. Lui è un ospite presso gli altri, non uno scippatore di scatti di sventura. Lui deve stare, sedersi accanto, andare, digiunare insieme, allontanarsi di un miglio per smaltire i bisogni al largo di distanza da donne e bambini. Al confine tra Irak e Turchia si è vergognato della propria urina. E sempre chiede prima, sempre deve ottenere almeno un sì degli occhi, pagando la sua decima di condivisione. Cos'altro può fare un uomo di passaggio? Solo stare un poco accanto, gustare l'impossibile ospitalità del profugo, nomade per diritto internazionale che è un lenzuolo corto e lascia scoperta molta folla all'addiaccio di notti e di confini sempre altrui. Niente è tuo e ti basti la vita. Forse è così per tutti ma poi tocca solo a qualcuno, magari a un popolo intero di sperimentarlo. Mario Boccia sta su queste tracce. Non è difficile seguirle: su sentieri sterrati alzano una polvere di accompagnamento che li segnala al cielo e agli uomini. Sono il pulviscolo di un popolo cometa, ora sta passando sul mare e lascia uno strascico di annegati, di vecchi morti in viaggio di tristezza, di bambini nati di nascosto sotto le gonne. Toccano la Calabria perché la malavita preleva sul loro traffico un biglietto d'ingresso e lo stato civile li rinchiude in una quarantena di appestati. Benvenuta gente del Kurdistan, luogo geografico della vostra fantasia, nazione sconosciuta all'ONU, benvenuta: siamo la prolunga geografica della Turchia, siamo il terminale della vostra espulsione e giochiamo a rimpiattino tra cacciata e asilo. Ne sappiamo di voi non perché Mario Boccia riporta il documento di un vostro spaesamento forzato, ma perché calpestate il sacro suolo turistico delle nostre spiagge. Speriamo che vi troviate male da noi e proseguiate altrove i vostri spostamenti, intanto vi filtriamo a casac- cio, vi impacciamo il viaggio. Alcuni di noi sono uomini e vi fanno posto accanto a loro. Sono il resto del popo- lo che siamo stati.

Mi congedo dalle fotografie di Mario Boccia chiedendo: ancora. Che lui continui a fare la supplenza generale di noi altri assenti dalle forche caudine del mondo, che ci faccia sapere che uno di noi sta laggiù, un po' di sentinella, un po' di scorta ad alzare gli occhi di qualcuno dalla polvere e piantarceli in faccia.

Erri De Luca




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