La Crisi del Golfo
Massimo Panebianco
Elea Press
Come tutte le crisi internazionali anche quella del Golfo ha richiesto un grosso impegno per ristabilire lo stato di pace in Medio Oriente. Questo volume raccoglie gli atti di un convegno universitario e sottolinea gli sforzi intrapresi dalla Comunità internazionale nel suo insieme, dallo Stato italiano, dalla Chiesa Cattolica e dalle Chiese cristiane di Occidente e di Oriente. Tutti gli sforzi sono stati compiuti in nome del rispetto della legalità e del rafforzamento dello Jus Publicum, nella sua triplice dimensione intemazionale, statuale ed ecclesiastica. Tutti i vari soggetti hanno contribuito a porre fine alla guerra in Medio Oriente ed ora restano come fattori importanti del processo di pace e di giustizia fra gli stati della regione.
Massimo Panebianco Esperto in relazioni intemazionali, è preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Salerno. Docente presso la Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio, dal 1985 partecipa alle sessioni del Asian - African Legai Consultative Committee (AALCC) nella delegazione dell’Unidroit. Tra le sue opere principali: - Codice del Mercato Comune (Milano, voli. 7,1989) - Diritto e relazioni internazionali (Salerno, 1990) Collaboratore di riviste nazionali e internazionali, è editorialista del ROMA. Indice sommario
Indice sommario / V Introduzione / 1
Parte prima
La prima fase della crisi del Golfo: fatti e opinioni a confronto / 5 L’Iraq prima della guerra del Golfo di Antonio Napolitano / 7 Prime riflessioni sulla crisi del Golfo di Massimo Panebianco / 15 La strategia euro-occidentale ed irakena di Nissam N a i b / 35 Le sanzioni Onu, le sanzioni Cee di Cosimo Risi / 43 La “guerra dell’Onu” è legale di Antonio La Pergola / 49 Contro la guerra, per la pace di Pasquale Coletta / 53 No alla guerra di Boris Ulianich / 57 Il conflitto ed i mass-media di Ottorino Gurgo / 61
Documenti Parte prima - Sezione prima
Risoluzioni dell’ONU / 67 Decisioni euro-occidentali / 83 Comunicato congiunto USA - URSS / 95 Decisioni Lega Araba / 99 Dichiarazioni italiane / 109 - Consiglio dei Ministri / 111 - On. Gianni De Michelis, Ministro degli Esteri / 111 - On. Virginio Rognoni, Ministro della Difesa / 122 - Discussioni parlamentari / 125 - On. Giulio Andreottì, Presidente del Consìglio dei Ministri / 151 - Discussioni parlamentari / 158 - Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate / 179
Sezione seconda
Selezione degli interventi di 5.5. Giovanni Paolo II / 199
Parte seconda La seconda fase della crisi del Golfo; il dopo-guerra / 203 Il nuovo fronte intemazionale di Eugenio Abbro / 205 I diritti delle chiese cristiane di Angelo M o r to la / 209 I diritti dei popoli e delle chiese nel medio e vicino Oriente di Aftimos Skaf / 215 Commercio e controllo internazionale delle armi di Massimo Panebianco / 219
Conclusioni Prospettive del dopo-crisi: senso di un convegno / 235 Domandarsi il perché di Vincenzo Buonocore / 237
Documenti Parte seconda - Sezione prima
Discorso del Presidente Bush al Congresso / 243 Dichiarazione di Damasco / 249 Risoluzioni dell’ONU / 253
Sezione seconda
Riunione episcopale in Vaticano dei paesi implicati nella guerra del Golfo Comunicati finali / Pag- 267 Discorsi di S.S. Giovanni Paolo II / 272 Indice generale / 279
INTRODUZIONE
«Mai come in questi giorni abbiamo sentito la necessità di un rafforzamento del diritto dei popoli».
(Dal messaggio del Presidente del Senato On. Prof. Giovanni Spadolini al Preside della Facoltà di Giurisprudenza di Salerno - 6 marzo 1991).
«Il tema del Convegno, di così scottante attualità, non lascia dubbio alcuno circa la rilevanza culturale e civile dei problemi in discussione. La crisi del Golfo, una crisi che ha condotto a una guerra, non può non provocare una riflessione di ampio respiro proprio in quelle sedi - come l’Università - in cui la passione etica e civile non può non coniugarsi con il massimo sforzo di obiettività e di 'distacco' scientifico.
La buona sorte vuole che il Convegno si svolga nel momento in cui le speranze di una fine del conflitto guerreggiato sono ormai corroborate da pubbliche prese di posizione. Non vi è chi non veda, peraltro, quanti e quali problemi rimangano da affrontare, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, per ricostruire (materialmente e politicamente) le condizioni di vivibilità più opportune in un angolo del mondo così tormentato e, ad un tempo, così cruciale».
4 marzo 1991
Roberto Racinaro Magnìfico Rettore
Parte prima
La prima fase della crisi del Golfo: i fatti e le opinioni a confronto
L’Iraq prima della guerra del Golfo
Antonio Napolitano *
Ho passato più di quattro anni - dal 1982 al 1986 - come Ambasciatore nell’Iraq in guerra: ho visto - ed in certa misura umanamente condiviso - le ansie e le preoccupazioni di quel popolo di 17 milioni nella loro guerra di otto anni con l’Iran; ho conosciuto Saddam Hussein e la dirigenza iraquena che coincide con quella del partito Baath regionale (cioè iraqueno, essendo il Baath nazionale quello panarabo che avrebbe dovuto imporsi sull’intero mondo arabo, sulla “Umma al Arabia” quale partito del risveglio) e mi sforzo quindi di cercare di comprendere cosa possa avere portato un popolo, uscito non perdente ma provato da un conflitto di otto anni con il più potente vicino, ad un suicidio politico militare che lo sta portando alla distruzione.
Sembra anzitutto si debba eliminare la chiave di lettura un po’ semplicistica che trova la spiegazione di ciò che è successo nel Golfo semplicemente nella follia del leader; anche se può naturalmente essere possibile tutto, anche un improvviso drammatico deterioramento delle condizioni di salute di Saddam, la storia più recente ci ha sempre raccontato come il limite della illogicità di conduzione da parte di una leadership non possa superare i tempi brevissimi.
Sembra anzitutto che non vi possano essere dubbi sul fatto che l’Iraq di Saddam Hussein ha distrutto - con un gioco ben più grande delle sue forze ed in pochi mesi - anni di lavoro: poco importa a tal punto chiedersi se Saddam, che indubbiamente ha confermato anche nella disfatta, di avere tuttora un seguito nel suo popolo, rimarrà in sella, anche se personalmente mi sembra che ciò sarebbe oggi tutto sommato solo un ostacolo al rientro dell’Iraq nel consesso delle Nazioni.
Varrà quindi la pena di sforzarsi di esaminare più da vicino come mai tutto ciò sia potuto accadere, includendo nell’analisi i motivi remoti e recenti che l’Iraq può aver avuto - spesso manifestandoli confusamente e comunque in forma sempre inaccettabile - alla base del suo comportamento.
Nato nel 1923 dalla spartizione dell’impero turco pro-tedesco al termine della prima guerra mondiale, l’Iraq, in base all’accordo Sykes Picot del 1916 ...
* Ambasciatore d’Italia a Lussemburgo
Massimo Panebianco
La Crisi del Golfo
Elea Press
Elea Press La Crisi del Golfo A cura di Massimo Panebianco
La Crisi del Golfo a cura di Massimo Panebianco Collana “Jus Publicum”
Redazione: Armando Lamberti
Segreteria di Redazione: Angela Di Stasi, Alfredo Panarella. Traduzioni: Consuelo Ascolese, Armando Lamberti, Antonietta Lavorato, Alessandra Tafuri. Correzione di bozze: Fabiana d’Ambrosio, Rosa Lupi Milite, Antonio Vitale.
Salerno: Elea Press -1991
ISBN 88-85269-08-7
©1991, by Elea Press Via R. Mazzetti, 15 - Salerno Tel. 089/226694
I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale, sono riservati.
Finito di stampare nel mese di maggio del 1991 presso la Tipolitografia Incisivo & C. – Salerno per conto dell’elea Press
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